A tutti è successo di trovarsi nella situazione di dover far capire al proprio cane che una certa cosa proprio non si può fare. Con un cucciolo è all’ordine del giorno il bisogno di mettere regole, soprattutto per la sua tutela e sicurezza.
Nonostante i tanti “no!” le persone arrivano comunque, a volte disperate, a chiedere aiuto ad un educatore cinofilo per salvare casa da quel piccolo demonio demolitore che ogni tre per due combina qualche marachella. Per non parlare dei morsi, a braccia e caviglie, da far crescere qualche dubbio se è stato adottato un cane o un piragna.
No! No! E no! Questo è quello che il cane sente ripetersi.
(Molto carino a tal proposito è il libro “Il mio nome è No!” di Marta Altés)
Proviamo un momento a chiederci perché il nostro messaggio non è efficace e perché nonostante i tanti rimproveri il cane, continua a ripetere imperterrito lo stesso comportamento.
Spesso, un po’ perché ci hanno insegnato così un po’ perchè ormai esasperati, quelle due semplici lettere N O sono trasmesse con rabbia, rigidità e freddezza. Spesso nascondono seppur per un tempo limitato odio e risentimento, e quello che capisce il cane è che non vogliamo stare con lui, che non gli vogliamo bene.
Il cane, per quanto a volte sembri difficile crederlo, dedica tutta la sua vita alla sua famiglia e quello che più di tutto conta è proprio garantire l’armonia del branco (già, il branco non è formato solo da cani ma da tutta la famiglia di appartenenza).
Quello che spesso vedo dopo un no sono cani mortificati o ancor più nervosi proprio perché spesso non riescono a capire l’origine di quella reazione così dura. Non si tratta di mancanza d’intelligenza, anzi, questa difficoltà nasce da quello che comunichiamo involontariamente oltre le parole, dalle emozioni che stiamo trasmettendo in quel momento, che sono poco chiare a noi ma chiarissime per i nostri cani.
I cani si sa sono abili a comprendere la comunicazione non verbale, molto più di noi, e tutti quei messaggi che inviamo involontariamente loro li colgono perfettamente in ogni sfumatura più profonda, con la capacità di guardarci dentro e conoscerci come un libro aperto.
Certo è che se volevo chiedere al mio cane di non rubare la cena dal tavolo e quello che in realtà comunico è “non voglio più vederti!” non mi devo stupire se il cane si incupisce o si agita ancor di più perché in difficoltà.
Se facciamo attenzione alla complessità della comunicazione, badando all’emozione che stiamo vivendo e guidando il cane in un comportamento alternativo avremo trovato un modo utile per dargli l’opportunità di scegliere nuove strategie e apprendere come stare in una determinata situazione. Quando tutto funziona, nella direzione dell’armonia, il cane sarà ben disposto ad adottare nuovi comportamenti, accettando anche piccoli compromessi se necessario.
È importante riconoscere ogni sforzo del cane e ringraziarlo, con una carezza, una passeggiata o ancor meglio con una bella esperienza insieme, e non per dovere ma per un sentito senso di gratitudine.
Vivere insieme serenamente ci permette di riconoscere e apprezzare le tante qualità del cane con cui viviamo, aprendoci a nuove prospettive e possibilità di condivisione, arricchendo l’esperienza di vita di tutta la famiglia.