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Le dimensioni della comunicazione

Negli anni di studio nell’ambito pubblicitario, ma anche in quello della psicologia, lo studio della comunicazione ripeteva sempre lo stesso schema lineare che, per farla semplice, racconta di un emittente che invia un messaggio, attraverso un canale, al ricevente che lo decodifica.
Meglio ancora in un’ottica circolare in cui il ricevente risponde con il suo feedback.

Un concetto logico che asseconda chiaramente le necessità della mente.

Lo stesso pensiero lineare caratterizzava le mie prime letture sulla comunicazione animale, come in un dizionario ad ogni comportamento corrispondeva un messaggio: coda abbassata = ho paura, scodinzola = è felice… e così via. Devo ammettere che la mia sensazione in quel momento era proprio quello di non capirci nulla. Avevo delle sensazioni ma con il mio “dizionario in mano” potevo solo che fare traduzioni senza un senso logico e che non corrispondevano con quello che istintivamente avevo immaginato.

Da una comunicazione bidimensionale qualche studio già prendeva in considerazione dei fattori esterni che influenzano la comunicazione, quello che viene chiamato rumore, riconoscendo che anche l’ambiente ha una sua influenza. 

È indiscutibile che anche per gli animali l’ambiente influenza la loro comunicazione, banalmente un cane può essere gioioso ed estroverso ma se nell’ambulatorio veterinario sente gli odori lasciati dagli altri cani per avvisarlo di un possibile pericolo è più facile che comunichi preoccupazione.

L’idea di comunicazione si fa tridimensionale.

Succede però, passo dopo passo, che mi ritrovo sempre più spesso a verificare che le mie sensazioni iniziali sono più coerenti con quello che accade successivamente, più di ogni altra canonica traduzione. Gli animali, nel lungo tempo di interazione e osservazione delle loro dinamiche, mi hanno mostrato che c’è molto di più.

Scelgo così di fidarmi sempre più delle mie sensazioni.
Da quel momento è diventato sempre più facile il dialogo con ogni tipo di animale.
Un linguaggio unico che fa parte delle dotazioni di ogni essere vivente, che va oltre il linguaggio e va oltre i comportamenti tipici di ogni specie.
I segnali comunicativi concretizzati attraverso il corpo non sono più singoli elementi di un pensiero ma tutti si legano insieme per un significato che va oltre la somma delle singole parti e che è proprio di quell’animale, in quel luogo, in quel momento. Si delinea così una quarta dimensione, invisibile, che caratterizza ogni interazione, ed è propria dell’ascolto interiore, da cuore a cuore.

Ma cosa succede se ad esempio un cane, mentre incontra un altro cane, è accompagnato da una persona che ha timore dei cani? Il cane potrebbe abbaiare contro l’altro con grande preoccupazione anche se abitualmente i cani non lo intimoriscono. Nonostante il cane dalla sua posizione non sia in grado di vedere la persona, la sua percezione si allarga al sentire di tutti gli attori di quell’interazione. “Sembra mi legga nella mente” sento ripetere dai miei clienti.
Una quinta dimensione si aggiunge, tipica della visione sistemica, che permette di riconoscere tutte le connessioni tra le parti coinvolte, anche nella profondità comunicativa.


La comunicazione è estremamente complessa, soprattutto per la mente che attraverso il pensiero logico ha bisogno di categorizzare, ma abbattendo tutte le limitazioni imposte al sentire può diventare estremamente semplice e immediata.
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